Molte
donne non sono consapevoli di avere problemi alla tiroide, con il risultato che
un numero ragguardevole intraprende la gravidanza con disfunzioni della tiroide
non tenute sotto controllo.
Invece, è importante prestarvi
particolare attenzione. Nei primi mesi di gravidanza, infatti, la funzione
tiroidea della madre serve allo
sviluppo del sistema nervoso centrale e allo sviluppo somatico del piccolo. Per
questo, la tiroide viene sottoposta a un lavoro extra e una sua disfunzione
potrebbe avere ripercussioni sullo sviluppo cerebrale e sulla crescita
fetale.
Le
manifestazioni dell’ipotiroidismo
(la ghiandola tiroide funziona troppo poco) sono sovrapponibili a quelle comuni
della gravidanza:
·
aumento di peso inspiegabile;
·
difficoltà di concentrazione;
·
intolleranza al freddo;
·
stanchezza muscolare e psicologica;
·
perdita di capelli;
·
voce rauca;
·
formicolii agli arti;
·
stitichezza;
·
sviluppo di un rigonfiamento alla base del collo.
Gli ormoni tiroidei materni hanno grande influenza sullo sviluppo
cerebrale del piccolo, soprattutto nella prima fase (quando la tiroide del feto
non funziona ancora) e nell’ultima fase della gravidanza (nei casi in cui anche
la tiroide del bimbo risulti ipofunzionante).
Le complicanze legate all’ipotiroidismo non trattato in gravidanza sono
diverse e anche molto pericolose per la salute del bambino. In particolare,
queste possono riguardare lo sviluppo delle strutture cerebrali responsabili
dell’attenzione, della memoria e delle capacità motorie.
I pericoli accertati a cui mamma e bambino possono andare incontro sono:
·
ipertensione gravidica con o senza preeclampsia;
·
distacco placentare;
·
basso peso alla nascita;
·
morte intrauterina del feto;
·
malformazioni congenite;
·
emorragia post-partum.
La terapia si basa sulla somministrazione continuativa di ormone
tiroideo, attraverso l’assunzione ogni mattina di un farmaco. L’adeguatezza
della terapia sostitutiva deve essere controllata frequentemente attraverso gli
esami del sangue.
Il
sospetto di ipertiroidismo (la
ghiandola è iperattiva) può insorgere in presenza di:
·
perdita di peso associata ad aumento dell’appetito;
·
ipersudorazione e intolleranza al caldo;
·
stanchezza muscolare;
·
ansia e nervosismo;
·
aumentata frequenze cardiaca
·
aumentata frequenza respiratoria;
·
sviluppo di un rigonfiamento alla base del collo.
In caso di ipertiroidismo non adeguatamente trattato, le complicanze
materne possono essere:
·
ipertensione gravidica con o senza preeclampsia;
·
distacco placentare;
·
parto pre-termine;
·
aborto spontaneo;
·
scompenso cardiaco;
·
anemia.
Le complicanze fetali-neonatali, invece, possono essere:
·
basso peso alla nascita;
·
prematurità;
·
morte endouterina;
·
malformazioni congenite;
·
ipertiroidismo.
Se la disfunzione tiroidea è corretta prima della gravidanza. La
probabilità che tali eventi si verifichino è drasticamente ridotta.
L’uso dello iodio radioattivo, terapia usualmente impiegata per curare
l’ipertiroidismo, è controindicato in gravidanza; le scelte terapeutiche sono
rappresentate dai farmaci antitiroidei. In generale, le terapie volte a
correggere ipotiroidismo e ipertiroidismo sono compatibili con l’allattamento.
Alcune
donne potrebbero sviluppare dopo il parto forme transitorie di ipotiroidismo o
ipertiroidismo, che nella maggior parte dei casi tendono a regredire
spontaneamente nel giro di 6-8 mesi.
In
questo lasso di tempo, però, le neo-mamme possono accusare tachicardia,
stanchezza, ansia, sbalzi di umore e depressione.
Durante
la gravidanza la normale attività tiroidea è sottoposta a significative
variazioni, che possono rendere difficoltosa l’interpretazione dei test. Di
conseguenza, è importante diagnosticare e correggere il funzionamento di questa
ghiandola a prescindere dalla gravidanza, soprattutto se si ha familiarità con
problemi alla tiroide o con altre patologie autoimmuni e se si vive in zone
caratterizzate da carenza di iodio.
Quindi,
care donne, sfruttiamo la settimana della
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